Il 12 marzo è stato un giorno di sensibilizzazione contro la censura a mezzo web. A diffondere l'appello, Reporters sans Frontières (RSF), organizzazione internazionale a difesa della libertà di stampa.
Il nuovo rapporto annuale di RSF sulla libertà di stampa nel mondo, ci piazza al 49° posto, tra Hong-Kong e Romania, dietro a stati come l’Argentina (47°), la Bosnia Herzegovina (39°), il Sud Africa (33°) e la Costa Rica (30°). L’anno scorso l’Italia era al 44° posto, mentre nel 2007 era al 35°, in progressivo peggioramento.
Se questo è lo stato dell'informazione italiana, la necessità di una Rete libera e accessibile a tutti, un cyberluogo di scambio aperto di idee e informazione diventa ancor di più una risorsa da difendere.
Cosa potrebbe diventare la cybercensura è già oggi realtà con la nascita di UzNet, Chinternet, TurkmenNet, sistemi intranet nazionali i cui contenuti necessitano dell’approvazione istituzionale prima della pubblicazione. (E' come se Ciao bambini dovesse avere il placet della Gelmini per uscire)
La censura non arriva tutta e subito ma avanza in modo strisciante e spesso si traveste da controlli di buon padre di famiglia. Ricordiamo per esempio il ddl Romani che prevedeva che quando un minore visita un sito definito pericoloso (da chi poi?) il pc utilizzato invii un sms ai genitori e la navigazione del minore verrà bloccata; la condanna ai tre dirigenti Google per violazione della privacy; le (fallimentari) leggi francesi sul controllo del download di brani musicali.
L’idea che lo Stato debba sostituirsi ai genitori con la scusa che Internet è un luogo pericoloso apre la porta a Grandi Fratelli di orwelliana memoria; la libertà di educare i propri figli online e offline non è delegabile.
La libertà della Rete e la responsabilità - attiva - di chi la frequenta sono due fattori interconnessi: per quanto riguarda la tutela dei minori su Internet alle politiche censorie e repressive va opposta una strada più collaborativa che deve vedere scuola e famiglia lavorare fianco a fianco con psicologi ed esperti informatici per educare ad un corretto uso della rete e nel caso, intervenire presso le autorità per segnalare contenuti illegali e potenzialmente pericolosi.
E' questa la strategia su cui sta puntando l'Onlus MODAVI(Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano) che, insieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha lanciato "Non cadere nella Rete" progetto educativo articolato su più livelli, sia online che offline.
E - come sempre - la cybercensura si combatte con la cyberconoscenza; oggi Inernet e il suo mondo è molto più avanti della buro-politica.
Il nuovo rapporto annuale di RSF sulla libertà di stampa nel mondo, ci piazza al 49° posto, tra Hong-Kong e Romania, dietro a stati come l’Argentina (47°), la Bosnia Herzegovina (39°), il Sud Africa (33°) e la Costa Rica (30°). L’anno scorso l’Italia era al 44° posto, mentre nel 2007 era al 35°, in progressivo peggioramento.
Se questo è lo stato dell'informazione italiana, la necessità di una Rete libera e accessibile a tutti, un cyberluogo di scambio aperto di idee e informazione diventa ancor di più una risorsa da difendere.
Cosa potrebbe diventare la cybercensura è già oggi realtà con la nascita di UzNet, Chinternet, TurkmenNet, sistemi intranet nazionali i cui contenuti necessitano dell’approvazione istituzionale prima della pubblicazione. (E' come se Ciao bambini dovesse avere il placet della Gelmini per uscire)
La censura non arriva tutta e subito ma avanza in modo strisciante e spesso si traveste da controlli di buon padre di famiglia. Ricordiamo per esempio il ddl Romani che prevedeva che quando un minore visita un sito definito pericoloso (da chi poi?) il pc utilizzato invii un sms ai genitori e la navigazione del minore verrà bloccata; la condanna ai tre dirigenti Google per violazione della privacy; le (fallimentari) leggi francesi sul controllo del download di brani musicali.
L’idea che lo Stato debba sostituirsi ai genitori con la scusa che Internet è un luogo pericoloso apre la porta a Grandi Fratelli di orwelliana memoria; la libertà di educare i propri figli online e offline non è delegabile.
La libertà della Rete e la responsabilità - attiva - di chi la frequenta sono due fattori interconnessi: per quanto riguarda la tutela dei minori su Internet alle politiche censorie e repressive va opposta una strada più collaborativa che deve vedere scuola e famiglia lavorare fianco a fianco con psicologi ed esperti informatici per educare ad un corretto uso della rete e nel caso, intervenire presso le autorità per segnalare contenuti illegali e potenzialmente pericolosi.
E' questa la strategia su cui sta puntando l'Onlus MODAVI(Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano) che, insieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha lanciato "Non cadere nella Rete" progetto educativo articolato su più livelli, sia online che offline.
E - come sempre - la cybercensura si combatte con la cyberconoscenza; oggi Inernet e il suo mondo è molto più avanti della buro-politica.