E mentre dalle nostre parti si celebrano gli ottimi risultati raggiunti (messaggeroveneto) forse nulla succederà per le regioni più arretrate.
Ma come è possibile che non vi sia una protesta dura e ferma da parte del nostro Sud che paga la situazione più difficile e soprattutto il futuro più grigio per i suoi studenti? La tabella sottoriprodotta (cliccare su "continua"), tratta da dati ufficiali (originale qui), dà la misura dei divari interregionali italiani: dai livelli giapponesi del Nord-est a quelli messicani del Sud. Non è accettabile, non è mai stato così. E non si può titolare come fanno alcuni giornali, che l'istruzione migliora nonostante i tagli. E se il nord-est primeggia anche con la forte presenza in classe di stranieri e DSA allora il modello inclusivo della scuola italiana, diversamente da Giappone e Corea, è vincente; forse perchè la complessità didattica di ogni classe costringe sia a sperimentare i docenti sia a diversamente interagire fra loro gli alunni
Quindi il punto non è se l'Italia in media è sopra o sotto la media di altri paesi ma, come da 150 anni a questa parte, di portare il Sud ai livelli di efficienza del Nord-Est che sempre scuola italiana sono. Un piano speciale, un Erasmus italico, una task force mirata, insomma un po' di soldi e di buona politica farebbero il miracolo di collocare l'Italia tutta ai livelli della Corea o del Giappone.
Il problema di livellare le opportunità di conoscenza fra le diverse parti del Paese è multifattoriale, certo, ma le risposte a breve ci sono, le conosciamo e le risorse sono numerose: internet è una di queste e noi ci crediamo.